L’ictus occipitale: dove è localizzato?
L’ictus, o colpo apoplettico, è quella patologia che insorge nel momento in cui un vaso del cervello viene occluso o si rompe causando una più o meno grave mancata irrorazione in alcune aree del cervello.
Nel caso di occlusione si parla di ictus ischemico, quando invece un vaso si rompe e causa una fuoriuscita di sangue, si parla di ictus emorragico.
L’occlusione può avvenire a causa di un trombo, cioè di placche (per lo più ateromatose) che ostruiscono un’arteria (nel 70% dei casi la carotide) o a causa di un embolo, cioè di un trombo formatosi altrove e poi distaccatosi fino a raggiungere un vaso di minore grandezza.
Come è strutturato il cervello umano?
Il cervello è un complessissimo organo di cui ancora non si conoscono tutte le potenzialità. Gestisce ogni funzione superiore ed è formato da due emisferi, il destro e il sinistro, collegati tra loro da un corpo calloso. La parte più esterna del cervello si chiama corteccia cerebrale (la sostanza grigia), mentre quella più interna è la cosiddetta sostanza bianca.
La corteccia è suddivisa in lobi simmetrici nei due emisferi: il lobo frontale (dietro la fronte), il lobo parietale (lateralmente e superiormente alla testa), il lobo temporale(lateralmente e inferiormente) e il lobo occipitale (che corrisponde alla nuca). Questi due emisferi sono circondati da delle membrane protettive: la dura madre, l’aracnoide e la pia madre, tra le quali a volte si incanala il sangue fuoriuscito in seguito ad un’emorragia cerebrale (emorragia subaracnoidea).
Le fibre nervose che partono dal cervello si incrociano a livello del midollo allungato ed è per questo che la parte destra del nostro corpo è gestita dall’emisfero sinistro e viceversa.
I due emisferi controllano funzioni diverse tra loro: il sinistro è specializzato nei processi linguistici e sequenziali ed è particolarmente dedito alla percezione analitica della realtà; il destro invece è più impegnato nell’elaborazione visiva e delle immagini e nell’interpretazione spaziale ed emotiva. Ovviamente i due emisferi non sono strettamente indipendenti l’uno dall’altro, ma sono invece continui gli scambi di informazioni e l’elaborazione dei vari dati acquisiti.
Come viene irrorato il cervello?
Essendo un organo continuamente attivo il cervello necessita di continua irrorazione sanguigna assorbendo da solo il 15% del sangue circolante ed è per questo che la vascolarizzazione è elevatissima.
Il 70% del sangue che arriva al cervello proviene dalle arterie carotidi interne che provvedono al circolo anteriore, mentre il circolo posteriore, mediante le arterie vertebrali, apporta il restante 30% di sangue.
Il lobo occipitale è irrorato dall’arteria cerebrale posteriore e dall’arteria cerebrale media la quale fa parte del circolo anteriore ed è il vaso più grande che irrora il cervello. Se un ictus colpisce una diramazione di quest’arteria la zona occipitale ne risulterà danneggiata con conseguenze rilevanti.
Cosa succede se è la zona occipitale ad essere privata della corretta irrorazione sanguigna?
Il lobo occipitale è predisposto al controllo delle funzioni oculari e visive. È connesso con i campi oculari frontali e controlla così la convergenza degli occhi e la costrizione e dilatazione delle pupille.
Se quindi quest’area occipitale del cervello viene danneggiata le maggiori conseguenze riguarderanno la visione e anche i primi sintomi possono essere indicativi. Oltre infatti alla frequente paralisi di metà viso e corpo e allo stato confusionale spesso accompagnato da incapacità espressiva, nel caso di ictus occipitale si osservano anche dilatazioni asimmetriche delle pupille ed emianopsie omonime, cioè la perdita di parte del campo visivo a causa della lesione del nervo ottico. In alcuni casi è possibile osservare anche l’insorgenza di cecità assoluta monoculare per lo più temporanea.
Come tutti gli ictus anche quello che colpisce la zona occipitale può avere conseguenze più o meno gravi e più o meno reversibili. Tutto dipende dalla tempestività con cui si chiamano i soccorsi e dalla capacita di recupero del soggetto che in ogni caso deve sottoporsi a un programma riabilitativo elaborato da bravi fisioterapisti e a una cura farmacologica adeguata e valutata da medici specialisti.
Autore: Valerio Sarmati
mio padre che ha 83 annicon problemi di lieve deterioramento cognitivo e’ stato colpito da ictus emorragico in zona occipitale sinistra. la diagnosi e’ stata raggiunta con ritardo in quanto dopo il malore riferibile all’ictus ha avuto una febbre che x 10 giorni lo ha disidratato e debilitato. risolta la febbre il suo malessere continuava e lo abbiamo portato in ospedale dove attraverso una tac e’ stata raggiunta una diagnosi. durante la degenza e’ stato riscontrato un aumento notevole della glicemia trattata con insulina. l’unica terapia farmacologica applicata x la cura dell’ictus e’ il lasix… Le sue condizioni sono peggiorate nei sei giorni di degenza nonostante al momento delle dimissioni nella tac si nota un lieve ridimensionamento delle dimensioni del focolaio emorragico. durante la degenza non gli è stato consentito di alzarsi dal letto e le sue difficolta’ di deambulazione che erano insorte nei giorni successivi al malore si sono aggravate.inoltre per l’eccessiva agitazione veniva sedato (con scarsi risultati) con un tranquillante che pero’ non gli e’ stato piu’ somministrato. cio’ che io mi chiedo e’: i danni neurologici derivanti dall’ictus non possono essersi manifestati dopo tutto questo tempo, x cui come si spiega i peggioramento delle sue condizioni?
Cara Anna Maria, si tratta di una domanda che coinvolge più la situazione clinica di tuo padre, quindi la nostra risposta non è certamente precisa. In ogni modo nelle prime fasi in seguito all’ictus il paziente è sempre piuttosto debilitato e bastano piccoli eventi secondari per determinare una alterazione del suo stato. A volte è sufficiente una semplice febbre per far sembrare che si siano fatti passi indietro rispetto a quanto raggiunto. A quanto sembra attualmente la priorità sia proprio quella di stabilizzare le sue condizioni cliniche.
Buonasera,
Sono Anna ho 34 anni e sono stata colpita da un ictus ischemico occipitale , ho perso gran parte dell’occhio destro e un po’ da quello sinistro , il tutto è successo 3 mesi fa. La mia domanda è potro’ recuperare l’occhio? premettendo che non riescono a spiegare da che cosa è stato provocato l’ictus dato che non ci sono fattori di rischio. a parte forti emicranee.
Cara Anna, mi dispiace per quello che ti è accaduto, sono passati 3 mesi e non è escluso che nelle settimane a seguire tu possa notare dei miglioramenti nei confronti del campo visivo, in questo caso visto che che la lesione che hai subito coinvolge esclusivamente gli aspetti della visione, ti consiglio di coinvolgere il tuo neurologo per conoscere le strade da percorrere per migliorare il campo visivo. a presto