Prendere l’aereo è sicuro per chi ha avuto un ictus?
Oggi quasi chiunque ha affrontato almeno un viaggio in aereo nel corso della propria vita a causa di parenti che vivono lontano, del lavoro, di una vacanza o anche semplicemente di un week-end in compagnia. L’aereo è il mezzo più semplice (se si ha solo il bagaglio a mano!) e statisticamente più sicuro di spostarsi per il Mondo quando le distanze sono notevoli, basti pensare che ci vogliono circa 2 ore e 30 minuti per il tragitto Roma-Londra o 9-10 ore di volo circa per arrivare a New York.
Ma perché i medici in alcuni casi si prodigano in consigli da seguire per non subire spiacevoli o gravi conseguenze? Per poter viaggiare ad un’altitudine così elevata, un’aereo deve pressurizzare l’interno, deve cioè rendere la pressione dell’aria simile a quella che si trova a terra, ma il procedimento attuato riesce a riprodurre l’atmosfera che in terra si trova tra i 1200 e i 1800 metri di altezza, diciamo come se si fosse in montagna. Se è vero che chi soffre di cuore o ha problemi circolatori deve porre attenzione alla meta delle proprie vacanze preferendo il mare o il lago alla cima dei massicci alpini è altrettanto vero che trascorrere delle ore ad un’altitudine che corrisponde a quella dell’alta montagna può causare dei problemi nei soggetti non totalmente sani.
Cosa può succedere durante un viaggio in aereo?
La regolazione della pressione atmosferica in aereo simula un ambiente con una pressione un po’ più bassa rispetto a quella in cui la maggior parte delle persone vive quotidianamente e questo, a causa di una legge fisica (quella di Boyle-Mariotte), causa una dilatazione di tutti i gas presenti nelle cavità dell’organismo: la prolungata inattività ad una pressione “bassa” può provocare quindi più danni di quanti se ne creano stando fermi lo stesso numero di ore, seduti nella propria casa.
Gli studi di un medico dell’ospedale di Ealing, George Geroulakos, hanno messo in evidenza una certa incidenza di casi di ictus in soggetti che avevano da poco affrontato un lungo viaggio in aereo. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “European Journal of Vacular Surgery” e sottolineano quanto l’ictus possa essere la conseguenza, solo in persone a rischio, di un viaggio in aereo che duri ameno qualche ora esattamente come altre patologie cardiovascolari.
Quando si sta per molto tempo seduti in un sedile stretto e mantenendo sempre la stessa posizione in condizioni di pressione atmosferica bassa è possibile che si creino dei coaguli di sangue a livello delle gambe e delle caviglie; questi piccoli grumi potrebbero staccarsi dalle pareti dei vasi arrivando ad occludere un vaso importante e scatenando in questo modo un problema di trombosi venosa profonda (DVT: Deep Vein Thrombosis) oppure potrebbero arrivare al cuore, attraversare il Forame Ovale Pervio, un piccolo foro che mette in comunicazione le due metà, destra e sinistra, del cuore, e raggiungere il cervello, occludendo in questa sede un vaso e provocando così un ictus.
Cosa fare per limitare i rischi dei lunghi viaggi in aereo?
Se la salute generale del paziente è buona solitamente non è necessario prendere alcun farmaco preventivo prima di partire per le vacanze, ma quando si è a rischio di trombosi e soprattutto se si è reduci da un ictus cerebrale, il medico curante prescrive dei farmaci anticoagulanti, come l’eparina o la cardioaspirina, che possano aiutare il sangue a mantenersi liquido.
Tutti dovrebbero comunque cercare di stare il più possibile in piedi per stimolare la circolazione delle gambe passeggiando tra i sedili e cambiando posizione quando si sta seduti, massaggiandosi i polpacci e muovendo le caviglie e i piedi, consigli che spesso si trovano anche ben descritti nei vari depliant presenti nella tasca del sedile di fronte ad ogni passeggero.
Nonostante il rischio che si può correre solitamente non è necessario rinunciare alla partenza a meno che non si sia stati già vittime di ictus in tempi molto recenti. Nella maggior parte dei casi non succede nulla di pericoloso e seguendo opportunamente i consigli degli esperti il rischio diminuisce ancora, senza considerare che molto spesso i coaguli di sangue che si formano si disciolgono senza creare alcun problema e che il Forame Ovale Pervio è un piccolo foro che solitamente si chiude dopo i primi anni di vita e rimane aperto, in età adulta, solo nel 20-30% della popolazione. In caso di viaggio in aereo dopo un ictus consigliamo sempre di chiedere informazioni al proprio medico curante per ottenere consigli e rassicurazioni.
Autore: Valerio Sarmati