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Ictus e diabete: esiste un collegamento?

L’ictus, o stroke, è una patologia decisamente grave che insorge nel momento in cui un vaso che irrora il cervello viene ostruito o si rompe e una zona cerebrale più o meno vasta rimane priva di nutrimento per un periodo di tempo abbastanza lungo da procurare effetti irreversibili o difficili da recuperare.

È ovvio che un buono stato di salute di tutti i vasi sanguigni, quindi un apparato circolatorio ben curato, può limitare, se non eliminare, il rischio di infarto cerebrale; al contrario qualsiasi patologia che infici il buon funzionamento di vene e arterie aumenta la probabilità di insorgenza.

Cos’è il diabete?

Il diabete è caratterizzato da un’eccessiva presenza di glucosio nel sangue; questo deve essere presente in una quantità di circa 65-110 mg/dl quando si è a digiuno e sale fino ai 140 mg/dl a circa 2 ore dall’ultimo pasto. Se questi valori si aggirano tra i 110 e i 126 mg/dl o tra i 140 e i 199 mg/dl il paziente è considerato a rischio e deve attenersi a uno stile di vita più sano equilibrando il giusto apporto nutrizionale con la dieta e mantenendo l’elasticità dei vasi sanguigni con lo sport. Nel momento invece in cui i valori superano rispettivamente i 126 mg/dl o i 199 mg/dl è assolutamente necessario rivolgersi al medico ed affiancare a un appropriato stile di vita anche una terapia farmacologica.

Esistono 2 tipi di diabete: il tipo 1, di cui soffrono pazienti di età infantile/adolescenziale ed è determinata da fattori genetici, ed il tipo 2 più comune invece nei pazienti di età avanzata in cui è solitamente presente anche qualche altro fattore di rischio tra cui sovrappeso o obesità, tabagismo, sedentarietà.

Sia il diabete di tipo 1 che quello di tipo 2 necessitano dell’assunzione di un ormone, l’insulina, che il corpo non produce più nelle giuste quantità ed è fondamentale per metabolizzare gli zuccheri.

L’eccedenza di zuccheri nel sangue può indurire i vasi sanguigni grandi o piccoli (danni macrovascolari e microvascolari) rendendo più difficoltosa la circolazione e può provocare l’accumulo di placche solide sulle pareti dei vasi che staccandosi possono occludere vasi più piccoli aumentando così il rischio di ictus e infarti.

Qual è il collegamento tra le due malattie?

Vari studi che hanno preso in considerazione malati di diabete e persone colpite da ictus hanno confermato l’esistenza di una correlazione tra le due patologie.

Il dottor Elkind ha portato avanti uno studio al Columbia University Medical Center di New York City che ha preso in considerazione quasi 3300 pazienti di circa 69 anni, alcuni dei quali affetti da diabete di tipo 2. La ricerca ha constatato che la percentuale di rischio di venire colpiti da stroke aumenta in base al numero di anni in cui si è sofferto di diabete. Se dopo un anno dall’insorgenza della malattia il paziente ha un rischio di essere colpito da ictus, rispetto al paziente sano, superiore del 3%, questo aumenta al 70% dopo 5 anni di malattia e all’80% tra i 5 e i 10 anni di diabete di tipo 2. Infine, dopo aver sofferto di diabete per più di 10 anni, il rischio di essere colpiti da ictus è superiore, rispetto a coloro che non ne soffrono, del 300%.

Un altro studio italo-scozzese coordinato invece dal dottor Pola e dal dottor Palmer, ha cercato di individuare degli elementi che potessero mettere in guardia medico e paziente diabetico sul rischio di ictus. Lo studio è iniziato nel 1992 e ha preso in considerazione 2.100 pazienti (aumentati poi col passare del tempo) di cui è stato individuato un profilo genetico, il quale ha messo in evidenza che la  presenza di alcune mutazioni in alcuni geni specifici è indicativa di un rischio maggiore di ictus ischemico nel breve periodo. I geni presi in considerazione sono: Interleuchina-6, ICAM-1, MCP-1, E-selectina e MMP-3 e la presenza di un numero che va da 0 a 4 di questi polimorfismi è indicativo della probabilità di essere colpiti da stroke (che aumenta col numero di mutazioni presente). Se la ricerca ha esiti positivi si può quindi arrivare a determinare il rischio di ictus mediante un semplice test genetico che permetta una prevenzione e una monitorizzazione specifica del paziente che si trova così a gestire una propria debolezza in una condizione di maggiore sicurezza.

È bene ricordare comunque, che il diabete di tipo 2 è un fattore di rischio su cui si può agire; dieta sana, ricca di verdura e frutta e povera di grassi e alcol, eliminazione di tabacco, attività fisica frequente e costante e mantenimento di un peso adeguato alla propria corporatura possono evitare l’insorgenza di una malattia pericolosa come il diabete e conseguentemente di ictus, che in casi gravi può essere fortemente disabilitante o anche fatale.

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